venerdì 15 aprile 2011

Esternalization is now.

Ci sono in Italia 335 persone delle quali probabilmente non conoscete l'esistenza.  Ma queste 335 persone hanno sicuramente influito sulla vostra vita quotidiana.  Non sono politici, non sono uomini d'affari, sono lavoratori.  Sono i tecnici Vodafone che si occupano della manutenzione del network, in altre parole sono quegli omini che talvolta si vedono lavorare in cima alle antenne dei ripetitori, o che si vedono addentrarsi in posti improbabili per "tirare su il sito", come dicono loro.  E' (anche) merito loro se ogni giorno potete telefonare senza problemi in tutto il territorio nazionale, è merito loro che giorno notte e festivi non fanno mancare la loro opera, per garantire un servizio che, al giorno d'oggi, è indispensabile. Bene.
Ora questi 335 tecnici (definiti da Daniele Lepido del Sole24Ore "super tecnici", correttamente a mio modo di vedere) hanno un problema: verranno "esternalizzati". Vodafone ha infatti iniziato la cessione ad Ericsson del ramo aziendale delle field operations, quello dei nostri 335.  Diciamo la verità, non si sa ancora molto di come avverà la cessione, e di che trattamento riceveranno i tecnici.  Ma diciamo anche che non tira una buona aria.  Effettivamente, se Vodafone cede il ramo d'azienda lo fa perchè ne ha interesse.  Ericsson dovrà mantenere uno standard di servizio ovviamente pari a quello attuale (con i tecnici che già CORRONO tutto il giorno) ma, sembra inevitabile, dovrà cercare di contenere i costi, considerando che vi dovrà essere un esborso almeno per quanto riguarda il capitale umano e strumentale.  Ovviamente si spera che il contenimento dei costi non ricada, come purtroppo spesso accade, sui lavoratori, ma è normale che ci sia preoccupazione. I lavoratori ed i sindacati si stanno già muovendo per far si che questo terremoto sia solo di assestamento e che non produca vittime, tanti di loro hanno famiglia e mutuo da pagare, non ce li vedo bene a fare i "nuovi nomadi" in cerca di lavoro.  Nel frattempo sarebbe importante restare uniti ed informare più persone possibile su quanto sta accadendo.  A presto per gli aggiornamenti!

mercoledì 13 aprile 2011

generazione di fenomadi (fenomeni nomadi)

La soluzione.  I "ragazzi di oggi" cercano la soluzione.  La soluzione all'interrogativo che fa accapponare la pelle di ogni universitario quando incontra il conoscente Anselmo (per ragioni di privacy) al supermercato: "E cosa farai dopo la laurea???".  E tu, spensierato fino a due secondi prima, inizi a cercare una risposta.  Non è la prima volta che lo fai, ormai ci dovresti essere abituato, ma non ti ci abitui mai. E' come quando esci dalla doccia, lo sai che per arrivare a quell'accappatoio ci sono due secondi di gelo tagliente, l'hai provato mille volte, ci sei preparato, ma arriva sempre, inesorabile nella sua fastidiosità.  A quel punto sorridi sicuro e inizi a snocciolare le varie opportunità di lavoro che c'erano scritte sull'opuscoletto dell'università quando ti sei iscritto.  Ma, non so voi, io non ci credo molto.  Se vuoi lavorare in un'azienda i contratti e gli stipendi sono quelli che sono. E tu hai studiato fino a 25 anni. Se vuoi fare il professionista la strada è ancora lunga tra praticantati, tirocini e concorrenza. E tu hai studiato fino a 25 anni. Se vuoi lavorare in una pubblica amministrazione non è periodo, e poi "si sa come vanno certe cose". E tu hai studiato fino a 25 anni.  Allora decidi di salutare Anselmo con il forte dubbio di non averlo pienamente convinto, paghi alla cassa, cappuccio in testa e ti avvii pensieroso verso casa.
Ora, il problema non è certo il buon Anselmo, che probabilmente non avrà alcuna influenza sulla tua vita.  Il problema, purtroppo, senti di essere tu. Il problema è la risposta che hai appena dato, quella che forse non ha convinto Anselmo, ma che soprattutto non ha convinto te. 
La domanda è "cosa so fare?".  Ok, la risposta è tendente a zero, voglio dire, non è che non sai fare nulla, anzi, ma non hai una professionalità.  Sai un mucchio di cose, eppure sembra che tutto ciò che hai imparato in anni di studi non serva a niente. Bella fregatura, eh.  Eppure, ci deve essere un modo per sbarcare il lunario, per lavorare dignitosamente per guadagnarsi da vivere onestamente, non per diventare ricco, ma per vivere. 
Allora devo cercare di trovare un modo per far si che le cose che so non rimangano nella mia testa e sulle pagine che ho studiato.   Forse, un'opportunità c'è. Piccola, per ora, ma forse c'è. 
Ipotizziamo di essere, come (quasi) sono, un  neolaureato.  Dunque, sono esperto in una certa materia.  Quindi ci potrebbe essere qualcuno cui serve la mia competenza per fini, ad esempio, didattici.  Posso insegnare.  Ma stavolta non cerco appoggio da da qualcuno, non cerco un datore di lavoro.  Stavolta lavoro io.  Ho un computer collegato ad internet, e forse internet è rimasta la nostra terra di conquista, il nostro far west senza indiani.  Posso insegnare, posso ad esempio impartire ripetizioni, a costo bassissimo, e con una flessibilità oraria incredibile.  Si, ci devo provare.  Devo capire come farmi pubblicità, come organizzare, ma ce la posso fare.  La prossima volta che incontro Anselmo gli voglio rispondere.  Gli voglio dire che lavoro, per me, che il lavoro me lo sono creato, voglio rispondergli convinto di ciò che gli dico.
Alla fine siamo una generazione di nomadi.  Non abbiamo il posto di lavoro fisso, non sappiamo che faremo tra un mese, siamo così, viviamo giorno x giorno.  Ma, almeno godiamoci la libertà che ci da questa condizione.  Siamo giovani, siamo bravi, sappiamo tantissime cose.  Secondo me, possiamo farcela.